LA NOSTRA STORIA

Storia di un amore e di un ritorno alle origini

Tutto ebbe inizio con “SOR” Riccardo, così veniva chiamato dai suoi operai il mio amato nonno.

Eravamo agli inizi degli anni 20 del secolo scorso, quando Sor Riccardo: un eccellente cappellaio che vestì gli uomini più importanti in giro per il mondo, iniziò a costruire Villa Belvedere, come primo atto verso il suo grande amore: l’agricoltura.

Villa Belvedere ancora oggi rappresenta il simbolo della nostra storia e si mostra fiera dominatrice del Valdarno. La sua collocazione speciale le fa godere di un clima tutto suo in simbiosi con il nostro protettore: il massiccio del Pratomagno.

Qui, Sor Riccardo acquistò terreni ed iniziò a piantare i primi vigneti, con tanta abnegazione e con le poche conoscenze di allora riuscì a fare il proprio vino; purtroppo non ebbe grandi risultati.

Poi all’improvviso arrivò la seconda guerra mondiale che spazzò via quasi tutto.
Tutto tranne Villa Belvedere che resistette a testimoniare un amore non consumato.

Negli anni a seguire, purtroppo, Sor Riccardo venne a mancare ancora troppo giovane e lasciò il testimone ai suoi due figli Bandino e Gherardo.
Ma i tempi erano duri ed i figli furono costretti a cercare fortuna lontano dalla amata Toscana.

Gherardo, Dottore in Agraria a sua volta lasciò la famiglia in modo prematuro mentre Bandino, Ingegnere affermato lavorò con successo a Milano, ma non si scordò del suo sogno da bambino, cioè quello di poter tornare in Toscana e fare l’agricoltore.

Finalmente, a fine anni 90, in pensione, forte del suo desiderio si dedicò completamente al suo sogno e iniziò a costruire la cantina, a piantare nuovi vigneti e produrre un vino di discreta qualità, commercializzandolo in gran parte ad amici e conoscenti.
Cosi, grazie ad un pò di improvvisazione ed alla sua immensa passione riuscì a raggiungere i primi piccoli successi.

Nel frattempo, nel 1961 nascevo io e i miei genitori decisero di darmi il nome del nonno: Riccardo.
E forse qui, il destino già mi dava i primi segnali.

Per oltre 40 anni vivo a Milano, mi laureo in Agraria, mi specializzo in enologia, studio un pò di economia ma in Toscana non ci metto piede.

Poi, il destino intervenne ancora quando mio padre Bandino si ammalò. Senza alcuna incertezza decido di lasciare tutto e mi trasferisco in Toscana per aiutare e stare più vicino a mio padre.
E come avviene nelle favole più belle l’amore è immediato e spontaneo: senza compromessi.

Mi innamoro di tutto quello che è il nostro piccolo angolo di paradiso ed in questo atto riesco a coinvolgere l’animo di mio padre e tra noi nasce un legame forte che è ancora oggi una parte fondamentale delle scelte fatte e di quelle che farò.

Forte di tutto ciò, decido di dedicare tutte le mie energie, i miei averi e la mia passione nel tentativo di rendere giustizia ad un territorio di una bellezza mozzafiato.

Da qui nasce Romignano, con i suoi vini, le sue ville e le sue esperienze.

IL NOSTRO TERRITORIO

Ritrovare se stessi attraverso un contatto con la natura intimo e vero

Il nostro angolo di paradiso si trova incastonato all’interno di un territorio dominato da due grandi attori; l’Arno, poetico fiume che ci scorre davanti, che ci narra delle sue avventure e di come ancora oggi trafigga i cuori dei più grandi artisti che la osservano, e il Pratomagno, il monumentale massiccio alle nostre spalle, che ci difende e ci protegge dalle arsure estive donandoci fresche serate ristoratrici, ci ammonisce con il freddo più intenso quando si copre di neve e ci accoglie quando cerchiamo la pace nella natura selvaggia.

Tutto questo è il nostro territorio o Terroir, per dirla alla francese, pieno di eccessi: spigoloso, duro, sincero e schietto.
Non ammette compromessi ma se impari a volerli bene, ti accorgi che ha un cuore immenso, caldo e profondo. Un cuore sincero come un amico per la vita.

Il vino, vero portavoce del territorio, racchiude tutto questo: profondo, caldo, schietto, sincero: un compagno per la vita.

IL NOSTRO LOGO

La storia della nostra famiglia

La grande preoccupazione di mio padre nel periodo della sua malattia era la sopravvivenza della sua Romignano.
Io vivevo a Milano e mia sorella ancora più lontana.
Il logo nasce dalla mia volontà di rassicurare mio padre sulla continuazione della nostra parte di paradiso.

Il cavaliere rappresenta mio padre, il bambino che lo guarda con ammirazione sono io.
E a mia volta tengo in mano le redini di un piccolo cavaliere che rappresentano i miei figli.

La frase in latino di Seneca racchiude l’ultima conversazione che ebbi con mio padre:
“Videbis nihil in hoc mundo extingui” – Guarda che niente al mondo finisce.